giovedì 24 luglio 2008

Diciamolo senza ipocrisie: è una "ordinanza" clientelare

I motivi per i quali non solo siamo contrari ma siamo seriamente preoccupati dalla nuova ordinanza di riorganizzazione delle strutture dell'Ateneo sulla quale abbiamo pochi giorni di tempo per esprimere un giudizio, sono innumerevoli, cercheremo qui di riassumerli brevemente, anche se ai punti che rileviamo se ne potrebbero aggiungere una quantità esponenziale, e questo a volere essere concilianti e moderati.

1) Le motivazioni dell'emissione di questa nuova ordinanza sono palesamente clientelari, lo scopo è quello di premiare alcune persone, "meritevoli" di una modifica alla struttura dell'Ateneo modellata su di loro e di "sistemarne" altri, nel bene o più spesso purtoppo nel male, sempre nella convinzione per la quale modellare una struttura aziendale sulle proprie simpatie o antipatie sia funzionale al buon andamento dell'Ateneo.

2) Questo è non solo deprecabile, ma anche iniquo e pericoloso per il funzionamento del nostro Ateneo, soprattutto in un momento nel quale le risorse economiche mancano e il personale deve sopportare riduzioni di organico e contemporaneamente, fronteggiare richieste di innovazione, efficienza e ampliamento dei servizi offerti all'utenza.

3)Questa gestione così sconsiderata delle risorse comuni e di quei pochi fondi che ci salvano ancora dalla miseria rende ancora più demotivato e sfiduciato il personale tecnico -amministrativo. Se proprio si vogliono fare dei regali occore farlo con i soldi propri e non con quelli degli altri. Qui invece si va a pescare sul fondo per il salario accessorio di tutti i dipendenti, già sottoposto ad ulteriori e pesanti restrizioni.

3)Distribuendo incarichi a pioggia e costruendo srutture ad hoc per le persone da premiare non si motiva il personale ma lo si umilia e demotiva, spingendolo verso l'ignavia e il rifiuto, come se questa Amministrazione sentita l'aria da caccia alla streghe che tira sull'impiego pubblico stesse facendo di tutto per giustificare le gravi affermazioni del Ministro Brunetta.

4) Non scendiamo ancora nel merito delle principali "novità" (lo faremo) ma il loro senso ci sfugge completamente: servizi importantissimi vengono liquidati in due righe come se la loro funzione si esaurisse nel nominarli (e magari tengono vitale la struttura intera dell'Ateneo); altri vengono rimpolpati di competenze senza nessun riguardo alla loro situazione logistica e di personale, e ancora una volta si sospetta che l'unica "ratio" sia nel premiare i "buoni" e punire i "cattivi" e non nel rendere più moderno, forte e competitivo il nostro Ateneo.

Per concludere, questa operazione clientelare e sconsiderata sa di vecchio, sa di muffa, sembra lo stanco ripetersi di un rituale da parte di chi non si rende conto a quali rischi espone, con questa gestione sconsiderata di risorse e strutture pubbliche, l'Ateneo, in tempi come questi, tempi nei quali la scarsità di risorse rende le Università sempre più in competizione tra di loro.

Noi siamo seriamente preoccupati più ancora per la sopravvivenza stessa del nostro Ateneo, che non per le carriere di tutti noi. Siamo stati i soli a segnalare in tutti i modi all'Amministrazione il grave stato di disagio, quando non di rabbia, del personale tecnico- ammistrativo, perchè la professionalità per chi guadagna 1000 euro al mese è tutto e non si può calpestare la dignità di chi per questa somma misera lavora da solo e tiene in piedi strutture vitali.


La risposta è stata: mancato ascolto e punizione, come se per vincere la malattia bastasse impiccare il medico che ha fatto la diagnosi. E' tempo di svegliarsi, scuoterci dall'apatia e tornare a parlare di lotta: lotta non solo per i nostri salari da fame e per i nostri diritti calpestati e derisi, ma per il futuro dell'Ateneo del quale ci sentiamo parte, e che purtoppo abbiamo sempre più forte l'evidenza di essere i soli a difendere.

Rappresentanze Sindacali di Base (RdB-CUB)

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